Titolo: L’ANNUNCIO DEL VANGELO NEL MAGISTERO DI PAOLO VI – Lettura Teologico-Pastorale di Evangelica Testificatio, Gaudete in Domino e Evangelii Nuntiandi
Autore: Mouyéké Misère Tiburce Barbeault
Numero di pagine: 121
Lingua: ITALIANO
Stampa: 2024
Parole Chiave: Evangelizzazione, Vangelo, Paolo VI, Magistero, Missione, Propaganda Fide, Chiesa, Concilio Vaticano II, Ecumenismo, Nuova Evangelizzazione, Comunità ecclesiale, Gaudete in Domino, Evangelii Nuntiandi, Evangelica Testificatio, Dialogo interreligioso, Laici, Carità, Catechesi, Testimonianza cristiana, Giovanni XXIII.
Riassunto: Tesi di licenza in Teologia Pastorale che analizza il magistero di Paolo VI sull’annuncio del Vangelo attraverso una lettura teologico-pastorale delle esortazioni Evangelica Testificatio, Gaudete in Domino e Evangelii Nuntiandi. Tesi di licenza in Teologia Pastorale che analizza il magistero di Paolo VI sull’annuncio del Vangelo attraverso una lettura teologico-pastorale delle esortazioni Evangelica Testificatio, Gaudete in Domino e Evangelii Nuntiandi.
2.3.13 LO SPIRITO DELL’EVANGELIZZAZIONE, LA FEDE NEL VANGELO E L’UNITÀ ECCLESIALE
L’evangelizzazione non è l’opera dell’uomo ma dello Spirito Santo. Paolo VI chiaramente scrisse: “L’evangelizzazione non sarà mai possibile senza l’azione dello Spirito Santo”⁴³⁰. L’evangelizzazione è l’opera dello Spirito Santo nella Chiesa: “Colma del conforto dello Spirito Santo, la Chiesa cresce”⁴³¹.
È lo Spirito Santo che, come agli inizi della Chiesa, opera in ogni evangelizzatore che si lasci possedere e condurre da lui⁴³². Lo Spirito Santo è l’agente principale della evangelizzazione; è lui che spinge ad annunziare il vangelo e che nell’intimo delle coscienze fa accogliere e comprendere la parola della salvezza⁴³³.
Lo Spirito Santo è il termine dell’evangelizzazione: “egli solo suscita la nuova creazione, l’umanità nuova a cui l’evangelizzazione deve mirare, con quella unità nella varietà che l’evangelizzazione tende a provocare nella comunità cristiana”⁴³⁴. Per mezzo dello Spirito Santo, il vangelo penetra nel cuore del mondo, perché egli guida al discernimento dei segni dei tempi.
Paolo VI disse incessantemente di avere una vita cristiana autentica prima di andare ad annunciare il vangelo: “…il nostro secolo ha sete di autenticità. Soprattutto a proposito dei giovani, si afferma che hanno orrore del fittizio, del falso, e ricercano sopra ogni cosa la verità e la trasparenza”⁴³⁵. L’idea di fondo è quella di credere veramente in quello che si annunzia e di vivere quello che si crede. Un annunciatore del vangelo è credibile se crede e quello che annuncia vive.
L’esortazione di Paolo VI a tutti gli annunciatori è questa: “Esortiamo i sacerdoti e i diaconi, collaboratori dei vescovi nel radunare il popolo di Dio e nell’animazione spirituale delle comunità locali. Esortiamo i religiosi, testimoni d’una Chiesa chiamata alla santità, e quindi partecipi essi stessi di una vita che esprime le beatitudini evangeliche. Esortiamo i laici: famiglie cristiane, giovani e adulti, quanti esercitano un mestiere, i dirigenti, senza dimenticare i poveri spesso ricchi di fede e di speranza, tutti i laici consapevoli del loro ruolo di evangelizzazione al servizio della Chiesa o in mezzo alla società e al mondo. Lo diciamo a tutti: bisogna che il nostro zelo per l’evangelizzazione scaturisca da una vera santità di vita, e che la predicazione, alimentata dalla preghiera e soprattutto dall’amore all’Eucaristia, a sua volta, come ci ricorda il Concilio Vaticano II, faccia crescere in santità colui che predica”⁴³⁶.
L’evangelizzazione è sempre un’azione ecclesiale: “Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due… Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse…”⁴³⁷. Il Maestro inviò i suoi apostoli in missione in comunità, non da soli.
Contro le divisioni nel seno della Chiesa, Paolo VI scrisse: “…se il vangelo che proclamiamo appare lacerato da discussioni dottrinali, da polarizzazioni ideologiche o da condanne reciproche tra cristiani in balìa delle loro diverse teorie sul Cristo e sulla Chiesa, ed anche a causa delle loro diverse concezioni su la società e le istituzioni umane, come potrebbero coloro a cui è rivolta la nostra predicazione non sentirsene turbati, disorientati, se non addirittura scandalizzati?”⁴³⁸.
La Chiesa non può mai cessare di insegnare che “la sorte dell’evangelizzazione è certamente legata alla testimonianza di unità data dalla Chiesa. È questo un motivo di responsabilità ma anche di conforto”⁴³⁹. Il Concilio Vaticano II afferma con lucidità e fermezza che la divisione “è di grave pregiudizio alla santa causa della predicazione del vangelo a tutti gli uomini e impedisce a molti di abbracciare la fede”⁴⁴⁰.
Il Signore esige l’unità della comunione quando prega al Padre per l’unità degli apostoli e dei futuri fedeli: “Non prego solo per questi ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in Me; perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me ed io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato”⁴⁴¹.
Il vangelo è verità perché Gesù stesso lo dice: “Io sono la via, la verità e la vita”⁴⁴². Paolo VI conferma questa verità: “Il vangelo che ci è stato affidato è anche parola di verità. Una verità che rende liberi e che sola può donare la pace del cuore: […] Verità difficile che ricerchiamo nella Parola di Dio ma di cui non siamo, lo ripetiamo, né padroni né arbitri, ma i depositari, gli araldi, i servitori”⁴⁴³.
Il predicatore del vangelo è colui che ricerca sempre la verità e la trasmette agli altri dopo l’aver trovata. “Egli non tradisce né dissimula mai la verità per piacere agli uomini, per stupire o sbalordire, né per originalità o desiderio di mettersi in mostra. Egli non rifiuta la verità; non offusca la verità rivelata per pigrizia nel ricercarla, per comodità o per paura”⁴⁴⁴. Il predicatore del vangelo non trascura la verità; la serve generosamente senza asservirla.
Per aiutare gli annunciatori del vangelo a custodire ben la verità del messaggio evangelico che annunciano, Paolo VI scrisse:
“I pastori del popolo fedele devono custodire, difendere e comunicare la verità senza badare a sacrifici. Ai dottori, teologi, esegeti, studiosi di storia: l’opera di evangelizzazione ha bisogno del vostro indefesso lavoro di ricerca, nonché della vostra attenzione e delicatezza nella trasmissione della verità a cui i vostri studi vi avvicinano, ma che è sempre più grande del cuore dell’uomo, perché è la verità stessa di Dio. Ai genitori e maestri, il vostro compito, che i molteplici conflitti attuali non rendono certo facile, consiste nell’aiutare i vostri figli e i vostri alunni nella scoperta della verità, compresa la verità religiosa e spirituale”⁴⁴⁵.
L’annuncio del vangelo è l’annuncio dell’amore di Dio per l’uomo e, ovviamente, dell’amore di Cristo per la Chiesa. Ne segue che, “l’opera dell’evangelizzazione suppone nell’evangelizzatore un amore fraterno sempre crescente verso coloro che egli evangelizza”⁴⁴⁶. Dio si annuncia amando e incontrando le persone.
I predicatori del vangelo devono osservare “il rispetto della situazione religiosa e spirituale delle persone che vengono evangelizzate”⁴⁴⁷. “Non è infatti per me un vanto predicare il Vangelo; è un dovere per me: guai a me se non predicassi il vangelo!”⁴⁴⁸.
Un altro atteggiamento da parte degli annunciatori del vangelo è l’attenzione a non ferire i deboli nella fede⁴⁴⁹, con affermazioni che possono essere chiare per gli iniziati, ma diventare per i fedeli fonte di turbamento e di scandalo, come una ferita nell’anima. Un altro segno di amore deve essere lo sforzo di trasmettere ai cristiani non dubbi e incertezze ma certezze solide, perché ancorate nella parola di Dio⁴⁵⁰.
Per incoraggiare i cristiani a conservare la dolce e confortante gioia d’evangelizzare, anche quando occorre seminare nelle lacrime, Papa Montini presentò i santi della Chiesa come modelli degli annunciatori del vangelo: “Il nostro appello si ispira qui al fervore dei più grandi predicatori ed evangelizzatori, la cui vita fu dedicata all’apostolato: e tra essi ci piace particolarmente mettere in rilievo quelli che noi, in questo Anno Santo, abbiamo proposto alla venerazione dei fedeli. Essi hanno saputo superare tanti ostacoli alla evangelizzazione”⁴⁵¹.
Per concludere l’esortazione apostolica Evangelii Nuntiandi, Paolo VI scrisse la preghiera di affidamento dell’Anno Santo e l’opera dell’evangelizzazione alla Vergine Maria: “…Al mattino della Pentecoste, Ella ha presieduto con la sua preghiera all’inizio dell’evangelizzazione sotto l’azione dello Spirito Santo: sia lei la Stella dell’evangelizzazione sempre rinnovata che la Chiesa, docile al mandato del suo Signore, deve promuovere e adempiere, soprattutto in questi tempi difficili ma pieni di speranza”⁴⁵².
CONCLUSIONE
L’annuncio del vangelo e il dialogo con il mondo moderno furono temi molto cari a Paolo VI. Annunciare Cristo il Redentore fu una delle attività primordiali del suo pontificato. Il Papa lo disse con chiarezza: “l’amore che a ciò mi spinge”⁴⁵³. “Io devo confessare il suo nome”⁴⁵⁴.
Il vangelo è il fondamento di ogni pensiero, di ogni riflessione, di ogni scelta, di ogni azione. Per questo, il Papa bresciano pregava che il mondo potesse ricevere la Buona Novella non da evangelizzatori tristi e scoraggiati, impazienti ed ansiosi, ma ministri del vangelo la cui vita irradi fervore, che ebbero per primo ricevuto in loro la gioia di Cristo⁴⁵⁵. E dedicò al tema della gioia dell’annuncio l’esortazione apostolica Gaudete in Domino – “Rallegratevi nel Signore”⁴⁵⁶.
Già nella prima tappa del dopo Concilio, con l’esortazione apostolica Evangelica Testificatio, Paolo VI alzò la voce, chiarendo in certi passi il pensiero del Concilio. Insisteva sull’importanza dell’impegno e dello slancio personale interiore, fece appello alla fedeltà ai valori essenziali e all’autenticità, fino a cristallizzarsi nel concetto di fedeltà dinamica e creativa, e ovviamente parlava della collaborazione di tutti i battezzati all’opera dell’evangelizzazione⁴⁵⁷.
Alla luce del Concilio Vaticano II, il magistero di Paolo VI parla della missione evangelizzatrice della Chiesa come una realtà singola ma anche complessa e articolata. Si tratta di una missione legata ai componenti principali come: presenza e testimonianza; impegno per lo sviluppo sociale e la liberazione sociale dell’uomo; vita liturgica, preghiera e contemplazione; dialogo interreligioso; infine, annuncio e catechesi⁴⁵⁸.
Nel magistero di Paolo VI, l’annuncio e il dialogo sono considerati entrambi, ciascuno nel suo campo specifico, componenti fondamentali e forme autentiche della stessa missione evangelizzatrice della Chiesa.
Però non si può mai dimenticare che l’agente principale della missione evangelizzatrice è lo Spirito Santo. “È Lui che spinge ad annunziare il Vangelo e che nell’intimo delle coscienze fa accogliere e comprendere la parola della salvezza”⁴⁵⁹. Il cristiano è semplice strumento e collaboratore di Dio⁴⁶⁰.