Titolo: L’ANNUNCIO DEL VANGELO NEL MAGISTERO DI PAOLO VI – Lettura Teologico-Pastorale di Evangelica Testificatio, Gaudete in Domino e Evangelii Nuntiandi
Autore: Mouyéké Misère Tiburce Barbeault
Numero di pagine: 121
Lingua: ITALIANO
Stampa: 2024
Parole Chiave: Evangelizzazione, Vangelo, Paolo VI, Magistero, Missione, Propaganda Fide, Chiesa, Concilio Vaticano II, Ecumenismo, Nuova Evangelizzazione, Comunità ecclesiale, Gaudete in Domino, Evangelii Nuntiandi, Evangelica Testificatio, Dialogo interreligioso, Laici, Carità, Catechesi, Testimonianza cristiana, Giovanni XXIII.
Riassunto: Tesi di licenza in Teologia Pastorale che analizza il magistero di Paolo VI sull’annuncio del Vangelo attraverso una lettura teologico-pastorale delle esortazioni Evangelica Testificatio, Gaudete in Domino e Evangelii Nuntiandi. Tesi di licenza in Teologia Pastorale che analizza il magistero di Paolo VI sull’annuncio del Vangelo attraverso una lettura teologico-pastorale delle esortazioni Evangelica Testificatio, Gaudete in Domino e Evangelii Nuntiandi.
1.6 LE PUBBLICAZIONI DI PAOLO VI
1.6.1 SULLA CHIESA E L’UOMO NEL MONDO MODERNO
Paolo VI è stato un Papa riformatore che in quindici anni di pontificato ha pubblicato sei encicliche, quattordici esortazioni apostoliche e più di cento lettere apostoliche. Tra tutti i suoi documenti magisteriali, spicca la prima enciclica, Ecclesiam Suam, pubblicata il 6 agosto 1964. Questa lettera enciclica fu interamente incentrata sulla chiesa cattolica e in particolare sulla sua attualità e sulle vie con cui essa dovesse attendere al suo mandato. Di particolare importanza è la terza parte dell’enciclica, in cui tratta soprattutto dell’atteggiamento dialogico della chiesa. Afferma: “La chiesa deve venire a dialogo col mondo in cui si trova a vivere. La Chiesa si fa parola; la Chiesa si fa messaggio; la chiesa si fa colloquio”.
Poi Paolo VI ha anche scritto Populorum Progressio, pubblicato il 26 marzo 1967. Nell’enciclica, il pontefice spiegò che la questione sociale avesse negli ultimi anni acquistato una dimensione mondiale, così come insegnato dal suo predecessore Giovanni XXIII e ribadito nella Costituzione conciliare Gaudium et Spes promulgata nel 1965. Da questi l’esigenza di affrontare in modo completo i problemi del sottosviluppo. Populorum Progressio esorta fin dall’inizio a un cambiamento di prospettiva: “Oggi, il fatto di maggior rilievo, del quale ognuno deve prendere coscienza, è che la questione sociale ha acquistato dimensione mondiale”.
Nell’enciclica Populorum Progressio, si tratta di un insegnamento di particolare gravità che esige un’applicazione urgente, i popoli della fame interpellano in maniera drammatica i popoli dell’opulenza. La chiesa davanti a questo grido d’angoscia chiama ognuno a rispondere con amore al proprio fratello.
Dopo cinque anni Paolo VI ha scritto l’enciclica Humanae Vitae, pubblicata il 25 luglio 1968. Humanae Vitae è l’ultima enciclica scritta da papa Paolo VI. Questa enciclica è volta a specificare la dottrina sul matrimonio così come definita dal Concilio Vaticano II. Il documento ribadisce la connessione inscindibile tra il significato unitivo e quello procreativo dell’atto coniugale; dichiara anche l’illiceità di alcuni metodi per la regolazione della natalità come aborto, sterilizzazione, contraccezione e approva quelli basati sul riconoscimento della fertilità.
Paolo VI scrive anche la lettera apostolica Octogesima Adveniens per denunciare le disuguaglianze flagranti esistenti nello sviluppo economico, culturale e politico delle nazioni: mentre alcune regioni sono fortemente industrializzate, altre sono ancora in fase agricola; mentre alcuni paesi godono di prosperità, altri stanno lottando contro la fame; mentre alcuni popoli hanno un alto livello di cultura, altri sono ancora impegnati nell’eliminazione dell’analfabetismo.
1.6.2 L’IMPEGNO DELL’EVANGELIZZAZIONE
Accanto ai tre documenti precitati, ve ne sono altri che hanno avuto un grande impatto sul grande pubblico: l’esortazione apostolica Evangeli Nuntiandi, pubblicata l’8 dicembre 1975. Si ricorda che l’impegno dell’annuncio del Vangelo è la dodicesima esortazione apostolica di papa Paolo VI.
Nell’esortazione apostolica Evangelii Nuntiandi, il papa ha confermato, e portato al centro dell’attenzione, l’intenzionalità missionaria con la prospettiva stupenda della evangelizzazione della cultura e delle culture dell’uomo.
Con lo stesso zelo apostolico per la missione e l’evangelizzazione, il papa scrive altre due esortazioni apostoliche: Evangelica Testificatio (29 giugno 1971) e Gaudete in Domino (9 maggio 1975). Nell’esortazione apostolica Evangelica Testificatio, Paolo VI parla della testimonianza evangelica della vita religiosa nella chiesa e nel mondo.
Il documento rappresenta l’invito a passare dall’aggiornamento al rinnovamento, a passare dall’adattamento esteriore al rinnovamento interiore, dal momento che la fedeltà alla preghiera o il suo abbandono sono il paradigma della vitalità e decadenza della vita religiosa.
Nell’esortazione apostolica Gaudete in Domino, Paolo VI scrive a proposito della gioia cristiana. Si torna alla condizione originaria, quella che si era stabilita con l’ingresso del popolo d’Israele nella terra promessa. Quindi non si tratta di una gioia qualsiasi, ma della gioia donata dallo Spirito Santo e di annunciare la stessa gioia all’uomo contemporaneo.
Finalmente citiamo la lettera apostolica Octogesima Adveniens che, in occasione della commemorazione dell’enciclica Rerum Novarum di Leone XIII, è stato pubblicato il 14 maggio 1971. Nella lettera apostolica Octogesima Adveniens, papa Paolo VI discute il ruolo dei singoli cristiani e delle chiese locali nel rispondere alle situazioni di ingiustizia.
Nella lettera apostolica Octogesima Adveniens, Paolo VI afferma la necessità di “collocare i problemi sociali posti dall’economia moderna, condizioni umane di produzione, equità negli scambi dei beni e nella ripartizione delle ricchezze […] Nei mutamenti attuali, così profondi e così rapidi, l’uomo […] ha nondimeno bisogno di rischiarare il proprio avvenire, ch’egli sente tanto insicuro quanto mutevole, con la luce di verità permanenti”.
CONCLUSIONE
Ricapitolando brevemente i punti importanti di questo primo capitolo, si ricorda che la realtà della missione in quanto compito ecclesiale, è stata sempre presente nella storia della chiesa anche se il termine “missione” riferito in senso tecnico all’opera di evangelizzazione in ambienti non ancora cristianizzati risale al XVI secolo. Prima dell’uso del termine “missione” la chiesa si servì di altre espressioni per indicare la stessa realtà: “Dilatatio fidei, Propagatio fidei, Evangelii Praedicatio […] Convocatio gentium, Praedicatio apostolica”. Con la nascita di “Propaganda Fide” nel 1622, Gregorio XV fece una solida organizzazione della missione interna della chiesa.
La promozione della fede e la conservazione della comunità cattoliche in diaspora era compito di Propaganda: “coordinare tutte le forze missionarie, fino ad allora sovente sparse; dare direttive uniformi per le missioni; organizzare le missioni sistematicamente in tutto il mondo, anche in quelle parti, fino allora dimenticate; mettere in guardia i missionari dalle conseguenze perniciose del colonialismo e dal confondere le cose ecclesiastiche con quelle politiche; liberare le missioni dalle grinfie del colonialismo politico e trasformare le missioni da un fenomeno coloniale in un movimento puramente ecclesiastico e spirituale; promuovere energicamente la formazione del clero autoctono e l’erezione delle gerarchie episcopali autoctone; finalmente aiutare le missioni materialmente”.
Nella scia di “Propaganda Fide” fu nata anche la “Pontificia Opera per la Propagazione della Fede” fondata a Lione nel 1822 dalla Venerabile Pauline Jaricot, la quale era riuscita a diffondere l’idea che tutti i battezzati fossero protagonisti della missione. Si ricorda che si trattava di partecipare a livelli spirituale ed economico nelle opere missionarie di “Propaganda Fide”.
All’epoca dopo guerra, si è risvegliata la coscienza della dimensione intrinsecamente missionaria della chiesa che trovò poi la sua autorevole e matura espressione magisteriale nel decreto “Ad gentes” del Concilio Vaticano II: “La Chiesa durante il suo pellegrinaggio sulla terra è per sua natura missionaria”.
Nel periodo post-conciliare, Paolo VI cambiò il nome della Congregazione De Propaganda Fide in “Congregazione per l’evangelizzazione”. Per evangelizzazione si intende il compito missionario della chiesa. “La Chiesa intera è per sua natura missionaria. È mandata a evangelizzare, cioè ad annunciare, celebrare e testimoniare l’amore di Dio…”.
Con l’espressione “missione della chiesa” si vuole indicare il fine a cui deve tendere la sua attività, la quale non comprende soltanto le realtà ultime che si avranno con la seconda venuta gloriosa di Cristo e la risurrezione finale, ma anche le realtà temporali, proprie del tempo presente della chiesa pellegrinante verso la patria definitiva.
Nel prossimo capitolo esporremo il magistero di Paolo VI sull’annuncio del vangelo e l’evangelizzazione sempre nella prospettiva di dialogo con il mondo contemporaneo.