Gli operai dell’evangelizzazione

Pp. 73-77, Tesi di licenza in Teologia Pastorale che analizza il magistero di Paolo VI.

Titolo: L’ANNUNCIO DEL VANGELO NEL MAGISTERO DI PAOLO VI – Lettura Teologico-Pastorale di Evangelica Testificatio, Gaudete in Domino e Evangelii Nuntiandi

Autore: Mouyéké Misère Tiburce Barbeault

Numero di pagine: 121

Lingua: ITALIANO

Stampa: 2024

Parole Chiave: Evangelizzazione, Vangelo, Paolo VI, Magistero, Missione, Propaganda Fide, Chiesa, Concilio Vaticano II, Ecumenismo, Nuova Evangelizzazione, Comunità ecclesiale, Gaudete in Domino, Evangelii Nuntiandi, Evangelica Testificatio, Dialogo interreligioso, Laici, Carità, Catechesi, Testimonianza cristiana, Giovanni XXIII.

Riassunto: Tesi di licenza in Teologia Pastorale che analizza il magistero di Paolo VI sull’annuncio del Vangelo attraverso una lettura teologico-pastorale delle esortazioni Evangelica Testificatio, Gaudete in Domino e Evangelii Nuntiandi. Tesi di licenza in Teologia Pastorale che analizza il magistero di Paolo VI sull’annuncio del Vangelo attraverso una lettura teologico-pastorale delle esortazioni Evangelica Testificatio, Gaudete in Domino e Evangelii Nuntiandi. 

2.3.12 GLI OPERAI DELL’EVANGELIZZAZIONE

Il Signore, nelle pagine del vangelo, affidò agli Apostoli la funzione di annunziare la Parola. Egli li ha scelti, li ha formati durante diversi anni di familiarità, li ha costituiti e mandati come testimoni e maestri autorizzati del messaggio della salvezza.

La missione evangelizzatrice degli apostoli fu proprio un mandato dal Signore: “Inviato dal Padre ad annunciare il vangelo, Gesù Cristo ha invitato tutti gli uomini alla conversione e alla fede, affidando agli Apostoli, dopo la sua risurrezione, la continuazione della sua missione evangelizzatrice: ‘come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi’”. Mediante la Chiesa, egli vuole infatti raggiungere ogni epoca della storia, ogni luogo della terra ed ogni ambito della società, arrivare ad ogni persona, perché tutti diventino un solo gregge e un solo pastore: “Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato”.

I dodici ebbero a loro volta inviato i loro successori, i quali continuarono a predicare la Buona Novella. Tra i successori degli apostoli quali annunciatori del vangelo, citiamo il Romano Pontefice, per il quale Paolo VI scrisse: “Così il Successore di Pietro è investito, per volontà di Cristo, del ministero preminente di insegnare la verità rivelata […] Per questo, inoltre, la voce della chiesa presenta il Papa al vertice più alto, in apice, in specula dell’apostolato”.

Il Concilio Vaticano II ribadisse il compito del Papa dichiarando che “il comando di Cristo di predicare il vangelo ad ogni creatura, riguarda innanzitutto e immediatamente proprio loro (i vescovi), insieme con Pietro e sotto la guida di Pietro”. La potestà piena, suprema e universale che Cristo ha conferito al suo vicario per il governo pastorale della chiesa consiste dunque specialmente nell’attività, esercitata dal Papa, di predicare e di diffondere la Buona Novella della salvezza.

Il Papa non è da solo nel compito dell’evangelizzazione; i suoi collaboratori sono i vescovi e i sacerdoti. E secondo Paolo VI, “uniti al successore di Pietro, i vescovi, successori degli apostoli, ricevono, in forza dell’ordinazione episcopale, l’autorità per insegnare nella chiesa la verità rivelata. Essi sono i maestri della fede”.

Il vescovo, con la grazia dello Spirito Santo che dilata e approfondisce il suo sguardo di fede, rivive i sentimenti di Cristo Buon Pastore davanti alle ansie e alle ricerche del mondo di oggi, “annunciando una parola di verità e di vita e promovendo una azione che va al cuore stesso dell’umanità. Solo così, unito a Cristo, fedele al suo vangelo”, aperto con realismo su questo mondo, amato da Dio, diventa profeta della speranza.

Ai vescovi, nel ministero dell’evangelizzazione, sono associati coloro che, mediante l’ordinazione sacerdotale, “agiscono in persona di Cristo”, come educatori del popolo di Dio nella fede, predicatori, fungendo in pari tempo da ministri dell’Eucaristia e degli altri sacramenti.

Ciò che costituisce la singolarità del loro servizio sacerdotale, ciò che dà un’unità profonda alle mille occupazioni che ci sollecitano durante tutto il corso della nostra vita, ciò che conferisce alle nostre attività una nota specifica, è questa finalità presente in ogni nostra azione: “Annunziare il vangelo di Dio”.

I religiosi e religiose della vita consacrata compiono anche la missione evangelizzatrice della chiesa. Per la loro partecipazione alla missione della chiesa, Paolo VI scrisse: “I religiosi, a loro volta, trovano nella vita consacrata un mezzo privilegiato per una evangelizzazione efficace. Con la stessa intima natura del loro essere si collocano nel dinamismo della chiesa, assetata dell’assoluto di Dio, chiamata alla santità. Di questa santità essi sono testimoni. […] Con la loro vita sono il segno della totale disponibilità verso Dio, verso la chiesa, verso i fratelli. In questo essi rivestono un’importanza speciale nel contesto di una testimonianza che, come abbiamo affermato, è primordiale nell’evangelizzazione. Questa silenziosa testimonianza di povertà e di distacco, di purezza e di trasparenza, di abbandono nell’ubbidienza, può diventare, oltre che una provocazione al mondo e alla chiesa stessa, anche una predicazione eloquente, capace di impressionare anche i non cristiani di buona volontà, sensibili a certi valori.”

I religiosi di vita contemplativa invece sostengono l’opera dell’evangelizzazione con la preghiera, il silenzio, la penitenza e il sacrificio. Gli altri religiosi, di vita attiva, si dedicano direttamente all’annuncio del Cristo. La loro azione missionaria dipende evidentemente dalla gerarchia e deve essere coordinata con la pastorale che questa vuol mettere in opera.

Grazie alla loro consacrazione a Dio, i religiosi sono per eccellenza volontari e liberi per lasciare tutto e per andare ad annunziare il vangelo fino ai confini del mondo.

Difficile, “ma quanti sperano nel Signore riacquistano forza, mettono ali come aquile, corrono senza affannarsi, camminano senza stancarsi”⁴¹⁶.

I laici sono i battezzati, membra del corpo mistico di Cristo. Anche i laici partecipano alla missione evangelizzatrice della Chiesa. Per i laici nella missione della Chiesa, Papa Montini scrisse: “I laici, che la loro vocazione specifica pone in mezzo al mondo e alla guida dei più svariati compiti temporali, devono esercitare con ciò stesso una forma singolare di evangelizzazione […] Il campo proprio della loro attività evangelizzatrice è il mondo vasto e complicato della politica, della realtà sociale, dell’economia; così pure della cultura, delle scienze e delle arti, della vita internazionale, degli strumenti della comunicazione sociale; ed anche di altre realtà particolarmente aperte all’evangelizzazione, quali l’amore, la famiglia, l’educazione dei bambini e degli adolescenti, il lavoro professionale, la sofferenza”⁴¹⁷.

Quanto riguarda la partecipazione dei laici alla missione evangelizzatrice della Chiesa, il Concilio Vaticano II insegna: “Ma anche i laici, essendo partecipi dell’ufficio sacerdotale, profetico e regale di Cristo, all’interno della missione di tutto il popolo di Dio hanno il proprio compito nella Chiesa e nel mondo. In realtà essi esercitano l’apostolato evangelizzando e santificando gli uomini, e animando e perfezionando con lo spirito evangelico l’ordine temporale, in modo che la loro attività in quest’ordine costituisca una chiara testimonianza a Cristo e serva alla salvezza degli uomini”⁴¹⁸.

I laici sono infatti quei credenti che portano la Chiesa “in quei luoghi e in quelle circostanze, in cui essa non può diventare sale della terra se non per loro mezzo”⁴¹⁹. In questo modo sono essi quelli che la sbilanciano all’esterno, che la collocano nella storia in compagnia degli uomini.

Le famiglie cristiane hanno anche il dovere di annunciare il Vangelo. Leggiamo l’istruzione di Paolo VI sulla loro partecipazione alla missione evangelizzatrice della Chiesa: “Nell’ambito dell’apostolato di evangelizzazione proprio dei laici, è impossibile non rilevare l’azione evangelizzatrice della famiglia. Essa ha ben meritato, nei diversi momenti della storia della Chiesa, la bella definizione di Chiesa domestica, sancita dal Concilio Vaticano II. Ciò significa che, in ogni famiglia cristiana, dovrebbero riscontrarsi i diversi aspetti della Chiesa intera. Inoltre la famiglia, come la Chiesa, deve essere uno spazio in cui il Vangelo è trasmesso e da cui il Vangelo si irradia”⁴²⁰.

Nelle famiglie cristiane, tutti i componenti evangelizzano e sono evangelizzati. “I genitori non soltanto comunicano ai figli il Vangelo, ma possono ricevere da loro lo stesso Vangelo profondamente vissuto. E una simile famiglia diventa evangelizzatrice di molte altre famiglie”⁴²² e dell’ambiente nel quale è inserita.

Le famiglie sorte da un matrimonio misto hanno il dovere di annunziare Cristo alla prole nella pienezza delle implicazioni del comune Battesimo; esse hanno inoltre il non facile compito di rendersi artefici di unità⁴²³.

I giovani cristiani sono anche evangelizzatori. Paolo VI descrive il ruolo dei giovani nella missione evangelizzatrice della Chiesa con queste parole: “Le circostanze ci invitano a rivolgere un’attenzione tutta speciale ai giovani. Il loro aumento numerico e la loro presenza crescente nella società, i problemi che li assillano devono risvegliare in tutti la preoccupazione di offrire loro, con zelo e con intelligenza, l’ideale evangelico da conoscere e da vivere. Ma d’altra parte occorre che i giovani, ben formati nella fede e nella preghiera, diventino sempre più gli apostoli della gioventù. La Chiesa fa molto affidamento sul loro apporto e Noi stessi, a diverse riprese, abbiamo manifestato la Nostra piena fiducia verso di essi”⁴²⁴.

La Chiesa considera la propria missione con i giovani una priorità pastorale epocale su cui investire tempo, energie e risorse⁴²⁵. Riuniti insieme in Cristo, i giovani sono guidati dallo Spirito Santo nel loro pellegrinaggio verso il Regno del Padre, ed hanno ricevuto un messaggio di salvezza da proporre a tutti. Perciò “la comunità dei cristiani si sente realmente e intimamente solidale con il genere umano e con la sua storia”⁴²⁶.

Tutti i ministeri ecclesiali, laicali o ordinati, hanno una finalità comune, cioè il servizio all’evangelizzazione. Il linguaggio pastorale della Chiesa è quello della corresponsabilità. Paolo VI ne parla: “Non bisogna tuttavia trascurare o dimenticare l’altra dimensione: i laici possono anche sentirsi chiamati o essere chiamati a collaborare con i loro pastori nel servizio della comunità ecclesiale, per la crescita e la vitalità della medesima, esercitando ministeri diversissimi, secondo la grazia e i carismi che il Signore vorrà loro dispensare”⁴²⁷.

La Chiesa riconosce il ruolo di ministeri non ordinati ma adatti ad assicurare speciali servizi della Chiesa stessa. Ma prima di compiere il mandato, una seria preparazione per il compito di evangelizzazione è necessaria: “per tutti gli operai dell’evangelizzazione è necessaria una seria preparazione. Lo è ancor più per coloro che si dedicano al ministero della parola”⁴²⁸.

Per la preparazione degli evangelizzatori, Paolo VI chiede che, “in ciascuna Chiesa particolare, i vescovi vigilino alla formazione adeguata di tutti i ministri della parola”⁴²⁹. Si tratta di una seria preparazione che accrescerà negli evangelizzatori la sicurezza indispensabile ma anche l’entusiasmo per annunziare Gesù Cristo.

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