Titolo: Storia dell’Istituto Cavanis – Congregazione delle Scuole di Carità 1772-2020
Autore: Giuseppe Leonardi, CSCh
Numero di pagine: 3.793
Lingua: ITALIANO
Anno: 2022 (*Aggiornato 2023)
Parole Chiave:
Congregazione Cavanis, educazione cristiana, Marco Cavanis, Antonio Cavanis, Venezia, pedagogia, vocazione, spiritualità, formazione giovanile, missione educativa, carisma, scuola cattolica, storia ecclesiastica, apostolato, congregazione religiosa, povertà educativa, Chiesa cattolica, evangelizzazione, comunità religiosa, tradizione.
Riassunto:
Quest’opera offre un ampio e documentato percorso storico sulla nascita, lo sviluppo e la missione educativa della Congregazione dei Padri Cavanis, fondata dai fratelli Marco e Antonio Cavanis a Venezia nel XIX secolo. Attraverso un’accurata analisi delle fonti, Giuseppe Leonardi ripercorre i momenti chiave dell’espansione della Congregazione in Italia e nel mondo, mettendo in luce la vocazione alla formazione cristiana e civile dei giovani, in particolare dei più poveri. L’autore evidenzia inoltre la spiritualità cavanisiana, fortemente radicata nella pedagogia dell’amore, nell’apostolato educativo e nella fedeltà alla Chiesa. L’opera si conclude con una riflessione aggiornata sulle sfide e prospettive della Congregazione nel contesto contemporaneo
4.1 La situazione numerica della Congregazione nel 1838
Quando la comunità Cavanis venne riconosciuta ed eretta canonicamente in qualità di nuova congregazione religiosa di diritto pontificio, essa contava nelle sue due case, quelle di Venezia e di Lendinara, nove preti, compresi i fondatori; sei fratelli laici, di cui quattro compirono la vestizione nello stesso giorno e nove seminaristi filosofi o teologi che avevano compiuto la vestizione religiosa per l’occasione. Prima dell’erezione canonica, alcuni di loro del resto avevano già indossato l’abito ecclesiastico o talare.
Fra loro, i quattro più anziani erano chierici: ciò voleva dire, a quel tempo e fino al Concilio Ecumenico Vaticano II (1962-1965), che avevano indossato ufficialmente la veste clericale e avevano probabilmente ricevuto la tonsura; inoltre, il chierico Giovanni Giovannini, entrato in Istituto nel 1832, era stato istituito negli ordini minori e si preparava per il suddiaconato; e ancora cinque seminaristi che non erano ancora chierici.
In tutto, nella comunità si contavano, il 16 luglio del 1838, ventiquattro membri, di cui nove religiosi professi preti, nove seminaristi e sei fratelli laici che avevano indossato l’abito dell’istituto. Fra loro, venti appartenevano alla comunità di Venezia (83,33%) e quattro alla comunità di Lendinara (16,66%).
Si nota una notevole, eccessiva sproporzione, che continuerà fino alla fine di quella casa nel 1896. P. Antonio, come preposito, aveva vestito l’abito dell’Istituto il 14 luglio 1838 e aveva emesso i voti il giorno dopo, il 15, con suo fratello Marco, di modo da poter ricevere i voti dei confratelli essendo diventato prima lui stesso religioso Cavanis.
I membri della comunità di Venezia incluso P. Marco, vestirono l’abito il 15 luglio 1838 ed emisero la professione dei voti lo stesso giorno; i membri della comunità di Lendinara fecero lo stesso il 4 ottobre 1838, dopo la fine dell’anno scolastico, perché non potevano abbandonare tutti la casa durante l’anno scolastico.
La tabella che segue illustra in maniera più dettagliata possibile la situazione completa alla fine del 1838, con un seminarista in più rispetto alla data dell’erezione canonica.
Cinque giovani religiosi che appartenevano alla comunità, fra i quali un diacono, candidato al presbiterato, tre seminaristi e un fratello laico, erano già morti prima dell’erezione canonica, nel periodo 1832-1836. Non hanno quindi provato la gioia – su questa terra – d’indossare l’abito della congregazione né di professarne i voti, ma ad ogni modo, li si considera ufficiosamente confratelli defunti, infatti li si ritrova nel necrologio ufficiale.
P. Marco scrisse per ciascuno di loro, e per altri quattro giovani religiosi Cavanis deceduti in seguito, dopo la loro santa morte, una “lettera di necrologio” molto bella e commovente, quasi un panegirico, che inviò ai confratelli dell’altra casa a Lendinara. Sono nove lettere molto importanti, testimonianze edificanti, seppur prolisse e retoriche, di carattere un po’ agiografico secondo le abitudini dell’epoca. Si possono leggere con vero profitto spirituale (in italiano antico) nell’Epistolario (voll. 3; 6) Si suggerisce anche di leggere il commento che ne fa P. Aldo Servini alle pagine 427-428 del terzo volume dell’Epistolario.
La tabella che segue ha il vantaggio di ricordare la situazione della Congregazione ai suoi inizi formali in qualità di congregazione di diritto pontificio; ma ha anche lo scopo di presentarci quelli che furono i collaboratori dei venerabili fratelli Cavanis; quelli allora che saranno i protagonisti della storia dell’Istituto soprattutto durante la seconda metà del XIX secolo e di cui si tratterà spesso nel corso di questa storia.
Li si trova qui, nel 1838, quasi tutti molto giovani, il che è sorprendente per noi dell’attuale generazione Cavanis, dato che siamo abituati a vederli già uomini maturi nei ritratti (Casara per esempio), anziani (Traiber) o davvero in là con gli anni (i Fondatori, Spernich, Da Col).
Qui ci sono P. Casara a 28 anni, nel pieno delle sue forze, giovane prete, a 20 anni P. Giuseppe Da Col, colui che più avanti governerà la Congregazione fino agli inizi del secolo seguente, qui ancora seminarista all’inizio della sua formazione.
Fra loro ci sono dei sant’uomini davvero pieni di alte virtù cristiane, religiose e anche Cavanis, fra cui tre dei futuri prepositi generali: i padri Casara (terzo preposito), Traiber (quarto preposito) e Da Col (sesto preposito), che occuparono successivamente per 43 anni il posto di preposito dal 1852 al 1900. P. Vittorio Frigiolini, il secondo preposito, che entrò nella congregazione più tardi, nel 1844, e P. Domenico Sapori, il quinto preposito, entrato tra il 1849 e il 1851, mancano naturalmente nella tabella in questione.
Per noi umili Cavanis del XXI secolo, essi sono tutti, con i nostri fondatori in testa, i nostri padri e fratelli, i nostri antenati nella fede cristiana, nella santità e nel carisma Cavanis. Ci spetta conservarne e coltivarne il ricordo, imitarli, studiare le loro vite, le loro opere e i loro scritti, pregarli e/o pregare per loro.